La moxibustione (uso della moxa)
OPERATRICE:ALESSANDRA MONTINARO
E’ una pratica terapeutica tipica della Medicina Cinese e fa parte delle tecniche esterne.
Si applica in abbinamento al trattamento Shiatsu, all’agopuntura o come tecnica singola.
Moxa è un termine inglese derivato dalle parole giapponesi Moe e Kusa, che significano “bruciare” e “erba” (quindi “erba che brucia”) e che si riferiscono alla pratica di una tecnica terapeutica assolutamente originale e sconosciuta in occidente fino a qualche decennio fa.
Il termine moxa si riferisce alla sostanza impiegata per effettuare la moxibustione, che consiste nel riscaldamento di aree cutanee, sovrastanti punti di agopuntura o percorsi energetici, al fine di ottenere la risoluzione di un evento patologico.
La moxibustione è, come le altre pratiche della Medicina Cinese, di antichissima origine e di essa si parla già in un libro di seta, rinvenuto presso le tombe di Mawangdui appartenute alla famiglia Li
Zang, risalente al II°-I° secolo a.C.
In seguito moltissime altre pubblicazioni magnificarono le potenzialità della moxibustione, sostenendo soprattutto che la moxibustione agisce maggiormente nelle fasi croniche delle malattie o qualora altri trattamenti abbiano fallito.
La moxibustione avviene bruciando sopra o in vicinanza della cute della polvere di Artemisia al fine di ottenere una calorificazione della cute e, di riflesso, di strutture sottostanti e interne.
Per l’uso esterno questo vegetale viene lavorato in modo tale che al termine rimanga della polvere lanugginosa (lana di moxa) da impiegare per l’effettuazione della moxibustione.
Questa può essere eseguita utilizzando la semplice polvere manipolata per confezionare dei piccoli coni, oppure viene impiegata confezionata in lunghi sigari.
Quando il cono è stato opportunamente confezionato, se ne accende la sommità con un incenso (accensione che non causa la comparsa della fiamma) e lo si lascia bruciare completamente, generando del calore molto intenso.
La moxa confezionata in sigari, viene accesa una sommità del sigaro (accensione che non causa la comparsa della fiamma) e poi viene avvicinata alla cute per ottenere un riscaldamento.
Esiste infine la possibilità di praticare la moxibustione impiegando contenitori per alloggiare frammenti di moxa.
Questi contenitori detti moxatori (moxa boxes), sono a forma di cofanetto con il fondo provvisto di rete metallica fine e di coperchio per inserire la moxa.
In genere sono di legno, ma ne esistono anche di metallici ed hanno misure che vanno dai 10- 15 cm di larghezza ai 5-10 cm di lunghezza e 3-8 cm di altezza; all’interno di questi cofanetti vengono posti, al centro della reticella, uno o due frammenti di moxa grandi, più o meno, 3 centimetri per 3 centimetri i quali vengono poi accesi e lasciati bruciare lentamente a coperchio chiuso.
Poiché la reticella si trova a 1-2 cm dalla cute, è pressoché impossibile l’ustione della medesima, tuttavia durante la fase centrale della combustione, il calore potrebbe essere molto intenso e la scatola può essere rimossa per pochi secondi.
Date le dimensioni di queste scatoline, è possibile procedere alla moxibustione simultanea di più punti di agopuntura, specialmente sull’addome e sul dorso, dove i punti sono ravvicinati.
Questa tecnica di moxibustione si addice a condizioni croniche, nelle quali vi sia forte insediamento del freddo all’interno del corpo.